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Economia italiana. Importante il ruolo del turismo

di Giacomo Glaviano 25 marzo 2014


E’ stato presentato a Roma presso la sede dell’Enit di via Marghera dai vertici di Confturismo- Confcommercio “L’apporto del turismo all’economia italiana” uno studio che analizza quattro mercati, Germania, Russia, Stati Uniti e Giappone, ovvero il 40% dei turisti stranieri organizzati in Italia.


Il turismo a livello mondiale nel 2013 è stato superiore alle attese in termini di movimento (+5%) che di spesa. Anche l’Europa meridionale e mediterranea ne ha goduto con una crescita del turismo del 5%. Questo settore "con pacchetto" rappresenta circa il 20% del movimento complessivo.

Dallo studio emerge che il 59,6% del turismo incoming organizzato sceglie le città d’arte, ma la percentuale sale all’85,3% se si tratta di turisti giapponesi. I tedeschi sono invece grandi repeaters per l’Italia: il 31,4% di coloro che sono arrivati con un pacchetto organizzato è già stato nel nostro Paese addirittura più di 10 volte.

Se si studiano invece i dati relativi ai fatturati si nota che in media, sui viaggi degli stranieri in Italia, quello dei pacchetti che rimane nel nostro Paese è solo il 47,1%,  mentre sale al 57,4% se ai pacchetti si sommano le spese extra totali.

Quanto alla distribuzione del fatturato del turismo incoming organizzato, le percentuali dicono che tedeschi e giapponesi sono molto attenti all’alloggio, i turisti americani puntano sulla ristorazione mentre i russi amano lo shopping.

Al convegno sono intervenuti Andrea Babbi, Direttore Generale Enit; Luca Patanè, Presidente Confturismo-Confcommercio; Alberto Corti, Responsabile Settore Turismo Confcommercio; Eugenio Magnani, Direttore Enit New York; Domenico Di Salvo, Direttore Enit Mosca; Marco Montini, Direttore Enit Francoforte.

Nel corso dei lavori – come detto – è stata fatta un’analisi di Confturismo sul turismo organizzato incoming  in Italia, nella sua totalità e con una focalizzazione specifica sui flussi di questo tipo provenienti da Germania, Russia, Stati Uniti e Giappone, che assieme fanno il 40% dei turisti organizzati esteri che nel 2012 sono giunti in Italia.

L’obiettivo è stato quello di verificare se davvero il turismo è una "industria non delocalizzabile", come si sente spesso dire, e se invece non siano delocalizzabili – o forse già in parte delocalizzati – i ricavi di questa attività, il corrisponde ad una vera e propria delocalizzazione come nel caso di un processo produttivo manifatturiero.

 Incrociando fonti ufficiali e indagini compiute a campione, lo studio ha analizza le componenti e i costi dei servizi che il Tour operator ricettivista italiano compra per comporre un  pacchetto di viaggio da vendere all’estero con destinazione Italia. Individua il mark up, il prezzo di vendita al Tour operator.
















 


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