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CALABRIA PASSEGGIATA LETTERARIA

di Vitalba Rizzuto 26 ottobre 2017
 
Come tutte le regioni del Sud Italia, la Calabria e’ stata  meta di viaggio di molti viaggiatori, scrittori, pensatori, pionieri provenienti da ogni dove. Molti di costoro hanno immortalato, nei loro appunti di viaggio, la loro esperienza in Calabria, descrivendo luoghi, persone e situazioni di cui si resero testimoni. Altri invece, ci hanno lasciato descrizioni dei luoghi, alcune delle quali rappresentano dei veri affreschi,  fatti usando la parola e la poesia a mo’ di pennello. Di seguito, una serie di testimonianze tratte, mediante citazione testuale, da documenti, appunti e libri tramandatici da quei viaggiatori.




1 - La Calabria: Il paese dell’universo più bello
“…una terra promessa vista dal deserto; un’immagine dell’età dell’oro, del paradiso terrestre’; ‘un giardino delle Esperidi dove tutto è piacevole quanto utile, abbondante quanto ammirevole’; e ‘…forse il paese dell’universo più bello, più ricco, più fertile e il più completo per ogni specie di produzione”. (Dominique Vivant-Denon, Calabria Felix, 1778)
2 - Vibo Valentia:  un tramonto dal Belvedere
“… Oggi c’interessa il Belvedere, uno di questi quattro panorami circondati da aura filosofica. Dove si erge il monumento in onore di Garibaldi, che da qui ammiro’ il paesaggio, vediamo il tramonto del sole che oggi invece di fuoco e di rosso ha preso in prestito il colore alla coda di pavone e spruzza gli “occhi” di tutte le sfumature di viola e di zaffiro o, per meglio dire, sfumature “pavone” tanto tipiche da avere un proprio nome. In questo tramonto camminano verso di noi quasi tre quarti della costa calabrese dalla barricata di rocce di Pizzo fino a Capo Palinuro. Tutto il Golfo di Sant’Eufemia, con San Biase, Nicastro e tanti altri paesi, ha assunto un colore in cui si son mescolati tre fiori insieme: la viola, l’iris e la viola del pensiero. Molto a sinistra, a sudest, qualche maestro molto delicato ha schizzato il contorno della lontana Etna, ancora coperta di neve. Come Monte Sant’Elia invita al riposo e spiega le sue bende su tutti i nostri crucci e le nostre ferite, così il belvedere di Vibo, che comincia al Monumento di Garibaldi e si stende lungo le mura che gia’ cingevano l’antica citta’, in un semicerchio, fino al Castello, e’ dinamico. Qui invita al mondo, apre orizzonti sconosciuti su tre dimensioni: la profondita’ del mare, l’altezza del cielo, la larghezza della terra. Per una persona dal temperamento vagabondo come me, questo panorama e’ molto pericoloso, perche’ suggerisce l’errare, eccita cio’ che gia’ per natura e’ fin troppo sveglio.”. (Kazimiera Alberti, L’anima della Calabria).

3 - Rossano: scintillio di sfumature
“…Giu’ giu’, lungo un accavallarsi di declivi di lucente terra rossastra, coperta di olivi e di cisto, lo sguardo arriva al mar Ionio, scintillante di sfumature turchese cupo e incorniciato da una striscia brillante di bianca rena”. (Norman Douglas, Old Calabria)
4 - Il Pollino visto da Rossano: una visione di pace 
“…E il panorama e’ concluso, su questo lato, dall’alta linea del Pollino e del Dolcedorme, picchi seghettati che anche ora (e’ estate) mostrano qualche chiazza di neve. Nitidamente stagliate nella luce del mattino, queste stupende montagne sembrano fondersi, al tramonto, in una nebbia ametista. Una visione di pace. (Norman Douglas, Old Calabria).
5 - Scilla: il mare si e’ tinto di rosa
“…Usciamo di sera sul sommo del Castello, a guardare il tramonto del sole. L’enorme arancia già inonda tutto del suo ricco succo e s’affretta verso l’altro emisfero. Il mare si e’ tinto di rosa e di colpo la calda bruma, finora sospesa all’orizzonte, si apre, come sipario che s’alzi, e ci mostra la preparata sorpresa. Le Isole Eolie, che per tutto il giorno non siamo riusciti a scorgere, ora, al tramonto escono a spasso sul mare a respirare un po’. Vediamo Stromboli, chiaramente profilato, che sembra reggere l’orizzonte ad evitare che venga giù, con il suo pilastro di fumo. Lipari e Vulcano gli danno una mano. Uno ad una scopriamo gli altri membri della famiglia Eolia. Panarea e Filicudi, dipinti sul cartone del cielo con un delicatissimo grigio acquarello. (Kazimiera Alberti, L’anima della Calabria).
6 - Capo Vaticano
“… Il promontorio finisce cosi’, a picco, e in basso c’erano scogli di varie forme e dimensioni, contro i quali le onde diventavano di colpo bianche e di schiuma, e tra gli scogli c’erano piccole spiagge segrete. Mi pareva, quello, il luogo più bello che avessi mai visto, e in un certo senso ero anche spaventato, come se la roccia sulla quale mi trovavo avesse potuto da un momento all’altro franare verso il mare che la chiamava….benche’ l’aria non fosse cosi’ limpida, si riusciva a seguire tutto l’arco del golfo fino alla parte opposta dove erano Palmi, Bagnara e Scilla, e le ultime montagne che si scorgevano erano già Sicilia: Qui erano nati i miti di Scilla e Cariddi e delle Sirene.
Questo mare è pieno di voci e questo cielo e’ pieno di visioni.
Ululano ancora le Nereidi obliate. In questo  mare e in questo cielo spesso ondeggiano ……le citta’ morte. Questo e’ un luogo sacro, dove le onde greche vengono a cercare le onde latine e qui si fondano formando,nella serenità del mattino, un immenso bagno di purissimi metalli scintillanti  nel liquefarsi  e qui si adagiano rendendo, tra i vapori della sera, immagine di grandi porpore cangianti di tutte le sfumature delle conchiglie.
E’ luogo sacro questo: tra Scilla e Messina, in fondo al mare, sotto il cobalto azzurrissimo, sono i metalli scintillanti dell’aurora, sotto  le porpore iridescenti dell’occaso  (Giuseppe Berto, I Miti, da dove nascono i Miti, In Giornale D’Italia 1956)
7 - Nicotera
Il sole che per tutto il giorno aveva ardentemente rotolato in mezzo a un mare di azzurro, tramontava in quel momento ad occidente, tra una frotta di nuvole color rame, sulle quali si staccava lo Stromboli, come un cono bluastro impennacchiato di fiamme. A sud si stendeva, simile a un nastro teso a fior d’acqua, la costa della Sicilia, al di la della quale appariva, come una massa
di vapore, l’Etna, gigantesco. A Nord, la visuale era limitata dalle coste della Calabria, che si curvavano graziosamente per formare il Capo Vaticano. Il mare, in cui il sole cominciava a spegnere uno dei bordi del suo disco, si agitava con onde di fiamma, in mezzo alle quali scivolavano,  dirette a raggiungere il porto di Satina o il golfo di Sant’Eufemia, alcune barche lente, quasi paurose, che occhi meno abituati di quelli della popolazione del luogo del mare di cui parliamo, avrebbero potuto scambiare, grazie nelle loro vele bianche e triangolari, per rondinelle dirette al nido (Alessandro Dumas padre, Mastro Adamo il calabrese).
8 - Il mare del Poro
“… e’ liscio come uno specchio e scintilla sotto i raggi del sole, che vi cadono a piombo penetrandolo ed illuminandolo fino al fondo. Rischiarata in tal modo, l’acqua e’ così trasparente che quando i nostri sguardi si dirigono in basso, perdiamo la sensazione della realtà tangibile di questo elemento. La barca ci sembra sospesa in aria, e la nostra vista si tuffa senza ostacoli sino al fondo, distinguendo in esso le accidentalita’ della sua superficie, l’alternanza di sabbia bianca e di scaglie nere di rocce che la forano in certi punti come delle praterie pelagiche, ove pascolano gli esseri viventi che l’abitano. … Bisogna aver visto questo spettacolo, sconosciuto nei nostri mari selvaggi, foschi e brumosi, per formarsi un’idea della gaiezza che puo’ dare agli occhi la brulicante popolazione dei piccoli animali marini” (Lenormant, La Magna Grecia: paesaggi e storia, 1884).


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