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In occasione della giornata mondiale del turismo 2021, sul tema ‘Il turismo per una crescita inclusiva’, e della XXIII edizione di Travelexpo, sul tema‘ Il coraggio di agire’, le Chiese di Sicilia hanno partecipano da protagoniste alla Borsa globale dei Turismi e alla tavola rotonda su “Costruire cultura per sostenere la crescita di un turismo inclusivo“.

Redazione 27 settembre 2021

Un cordiale saluto alle autorità e tutti i partecipanti ed in modo particolare ai relatori: DON GIONATAN DE MARCO, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della CEI, GIUSEPPE MATARAZZO, giornalista del quotidiano Avvenire,è stato rivolto da GIROLAMO CUSIMANO, presidente dell’Associazione Ricercatori Turismo - ARTÙ.


Un grazie particolare è andato a S. E. Mons. Antonino Raspanti vescovo delegato per il tempo libero, il Turismo e lo Sport e don Roberto Fucile, direttore dell’Ufficio regionale CESi per il Tempo libero, Turismo e Sport

Oggi il turismo religioso interessa particolarmente perché a livello globale, non stante una battuta d’arresto dovuta alla pandemia, i numeri descrivono un fenomeno in grande crescita, che è visto come opportunità di sviluppo locale particolarmente delle aree interne in grado di intercettare la domanda di viaggiatori spinti da motivazioni in qualche modo legate al senso religioso.

Si tratta di pellegrini o di turisti definiti dagli esperti “pluridimensionali”, alla ricerca di esperienze legate alla tradizione cattolica nella sua pluralità di forme o vagamente religiose, abbinate a pratiche spirituali solitarie o orientaleggianti, connesse con la frequentazione di beni artistico-architettonici a carattere religioso, ma anche di musei etnografici e archeologici o di trattorie che servono cibi tipici.

La Chiesa in un contesto culturale di perdita di identità. è chiamata ad accompagnare questi pellegrini o turisti con gesti di accoglienza e di dialogo, per dare spazio a momenti di amicizia e di festa facendo riscoprire le proprie radici.

Il turismo religioso di oggi vuole valorizzare i vari territori trasformandoli in luoghi ospitali e significativi che si fanno laboratori di senso e di relazioni che avviano processi di possibilità nuove per alimentare la vita di desideri autentici e di speranza concreta. Valorizzare un luogo significa aiutarlo a scoprire ed esprimere tutte le potenzialità di luce che porta compresse nella sua identità e nelle sue memorie e prospettive, aperte ad un futuro di speranza. Si tratta di prendere tutto il patrimonio culturale materiale e immateriale per farne dono all’ospite.

Nell’Accordo Accordo di collaborazione tra gli Assessorati dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, dell’Agricoltura, del Territorio e Ambiente e del Turismo della Regione Siciliana e le Arcidiocesi di Palermo, Agrigento, Monreale e l’Eparchia cattolico-bizantina di Piana degli Albanesi per la valorizzazione e fruizione dell’” Itinerarium Rosaliae”. è stato messo in evidenza che “la Chiesa, in una prospettiva pastorale, considera il turismo religioso una concreta possibilità di annuncio e trasmissione della fede; un’opportunità per l’uomo di ricerca di senso su sentieri privilegiati e riscoperti di spiritualità profonda; una riscoperta delle radici in un contesto culturale di perdita di identità; un’opportunità per attivare “itinera stuporis”, percorsi di vita buona, per introdurre le donne e gli uomini del terzo millennio all’arte vitale dello stupore ed alimentare la vita di desideri autentici di bellezza, di ricerca del bene comune, di solidarietà e di speranza; un laboratorio di creatività pastorale e di opportunità lavorativa soprattutto per i giovani, per renderli protagonisti del loro territorio e della loro storia; via per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Cristo Risorto, l’uomo perfetto e completo”.

Con in Accordo siglato nel 2018 tra la Regione Siciliana e la Conferenza Episcopale Siciliana, in un contesto più ampio di iniziative mirate per la promozione del turismo religioso, è stata prevista la creazione di un Atlante dei cammini religiosi in Sicilia. Si tratta di un segmento turistico importante, che intende favorire significativi flussi di pellegrini verso santuari da sempre meta di pellegrinaggi devozionali, non sempre conosciuti o valorizzati.

In questi ultimi anni le esperienze di alcune Diocesi , di comunità parrocchiali, di associazioni ecclesiali o turistiche, hanno dato vita a percorsi tematici in diverse parti dell’isola ispirati ai vari santuari mariani o alla memoria dei santi minori venerati nei comuni siciliani. Tra questi: i monaci basiliani san Silvestro da Troina, san Teoctisto di Caccamo e san Leoluca da Corleone, gli anacoreti San Corrado Confalonieri e il beato Guglielmo da Noto, i cappuccini San Felice da Nicosia e san Bernardo da Corleone, al quale si ispirò il Manzoni nel delineare la figura di Fra Cristoforo.

Le “Vie Sacre” sono dei cammini che presuppongono un tema sacro ed una pratica escursionistica e si presentano come occasione di crescita umana e spirituale che valorizza il territorio e le tradizioni delle comunità locali.



LE CHIESE DI SICILIA vogliono offrire nuove prospettive all’esperienza turistica in un periodo drammaticamente segnato da emergenze sanitarie e crisi economiche, per pensare al viaggio come ad un’occasione di cambiamento, soprattutto culturale e spirituale.

Oggi saranno presentati I Parchi culturali ecclesiali siciliani. In Sicilia già sono in 8 le diocesi che hanno aderito e che si stanno attivando a lavorare insieme per creare una Rete regionale con la speranza di coinvolgere anche molti giovani e dare loro un futuro di Bellezza e Speranza. Il progetto dei Parchi Culturali ha la pretesa di dare alle nuove generazioni uno strumento che permetta loro di far conoscere l'immenso patrimonio culturale che possiede la Chiesa e nello stesso tempo formarli ad essere "trasmettitori" di questa cultura a coloro che attraversano i nostri territori.

Il tema di riflessione che vi propongo "investire sulla formazione e sulla cultura per favorire la crescita dei territori" vuole essere un'ulteriore sottolineatura sul desiderio dei vescovi siciliani di favorire lo sviluppo dei territori puntando sulla Formazione spirituale e culturale delle nuove generazioni.

L’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato il documento Bellezza e Speranza per tutti presenta le prospettive pastorali e le linee guida del progetto dei Parchi o Reti Culturali Ecclesiali e il Logo identificativo Locus Lucis.

Per Parco s’intende un’area legata non solo al territorio geografico, ma anche alla cultura, alle tradizioni, agli stili di vita, alle esperienze religiose come risposta alla necessità di tutela, di valorizzazione nella sua specifica peculiarità storica, culturale, ambientale, economica, spirituale. E per Parco Culturale Ecclesiale, di conseguenza, s’intende un sistema territoriale che promuove, recupera e valorizza, attraverso una strategia coordinata e integrata il patrimonio liturgico, storico, artistico, architettonico, museale, ricettivo, ludico di una o più Chiese particolari».



Attraverso questa iniziativa di una Chiesa in uscita si vuole attraverso l’esperienza della bellezza, la via pulcritudinis, suscitare lo stupore, che può aprire la strada al desiderio, che a sua volta può portare a scelte impegnative di vita buona,che possono far gustare la gioia vera dell’essere umani e cristiani!

Il parco ecclesiale vuolo essere un concreto laboratorio di comunione e di fraternità in cui l’incontro con una terra e con i volti che la vivono diventa strada di educazione e di trasfigurazione.

Si tratta di promuovere un’impegno creativo di tutti i membri di una comunità locale a custodire un patrimonio e a renderlo capace di generare speranza concreta attraverso un lavoro nobile. «

Questo richiede una pastorale integrata,(Turismo, Beni Culturali, Caritas, Liturgia, Catechesi, pastorale sociale e della tutela dell’ambiente) con le differenze che accoglie e armonizza al proprio interno, rende la comunità in grado di entrare più efficacemente in comunicazione con un contesto variegato, bisognoso di approcci diversi ficati e plurali, per un fecondo dialogo missionario3

PCE può offrire spazio all’infinita rete di Musei, Archivi e Biblioteche ecclesiastiche sparse sul territorio nazionale, per attivare esperienze di valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale ecclesiastico in chiave narrativa ed esperienziale.

Progetto inchiostro e colore della Arcidiocesi di Monreale.

È un patrimonio immateriale immenso quello che la Comunità cristiana ha ereditato. Tra questo patrimonio immateriale un posto primario occupa di sicuro la celebrazione sacramentale ma anche la pietà popolare con: tradizioni e feste secolari che chiedono di essere ascoltate e ben valorizzate per evitare il rischio che siano ridotte a folklore

Bisogna valorizzare le opere dell’arte e dell’architettura prodotte nei secoli su iniziativa ecclesiale nascono a partire dalla fede nell’Incarnazione del Verbo di Dio e sono frutto di tale fede.

Un Parco culturale ecclesiale sarà inevitabilmente un luogo dove la formazione35 ha un’importanza fondamentale e strategica, una formazione connessa con l’identità stessa del PCE e dunque ecclesiologica, estetico-teologica e pastorale, oltre che tecnica e gestionale.

Attraverso una formazione adeguata bisogna offrire agli operatori dei PCE la consapevolezza dei doni inestimabili della bellezza di un territorio e lacapacità di offerta e mobilitazione di questi doni. Alla bellezza infatti ci si educa. Perché il viaggio del pellegrino e del turista e persino del semplice curioso possa diventare un viaggio interiore, un incontro con il mistero dell’esistenza nel segno della fede, è necessario che vi siano persone capaci di aprire loro lo sguardo, di collegare il vedere col sentire religioso.

Si rende necessaria dunque una seria attività di formazione, promossa d’intesa con le strutture accademiche che operano nell’ambito dei beni culturali ecclesiastici e dell’arte sacra (Facoltà Teologiche e Istituti Superiori di Scienze Religiose, ma anche Scuole Teologiche di base), ma anche con le Università statali o libere, le Accademie di Belle Arti, le Scuole Superiori invitando a collaborare gli Insegnati di Religione con gli Inseganti di Storia e storia dell’arte. Non bisogna poi trascurare gli operatori a vario titolo del turismo religioso e della promozione del territorio. Da questa formazione possono sorgere figure professionali nuove e riconosciute per la promozione del turismo religioso e dell’industria culturale

Si tratta di un percorso impegnativo. Che costituisce una è una sfida a proseguire nella ricerca e nell’esplorazione dei territori, nella scoperta di buone prassi da narrare e trasferire, di contenuti che integrino e amplino il messaggio evangelico, per la costruzione di un nuovo umanesimo.

+Michele Pennisi arcivescovo di Monreale

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Oggi saranno presentati I Parchi culturali ecclesiali siciliani. In Sicilia già sono in 8 le diocesi che hanno aderito e che si stanno attivando a lavorare insieme per creare una Rete regionale con la speranza di coinvolgere anche molti giovani e dare loro un futuro di Bellezza e Speranza. Il progetto dei Parchi Culturali ha la pretesa di dare alle nuove generazioni uno strumento che permetta loro di far conoscere l'immenso patrimonio culturale che possiede la Chiesa e nello stesso tempo formarli ad essere "trasmettitori" di questa cultura a coloro che attraversano i nostri territori.

Il tema di riflessione che vi propongo "investire sulla formazione e sulla cultura per favorire la crescita dei territori" vuole essere un'ulteriore sottolineatura sul desiderio dei vescovi siciliani di favorire lo sviluppo dei territori puntando sulla Formazione spirituale e culturale delle nuove generazioni.

L’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato il documento Bellezza e Speranza per tutti presenta le prospettive pastorali e le linee guida del progetto dei Parchi o Reti Culturali Ecclesiali e il Logo identificativo Locus Lucis.

Per Parco s’intende un’area legata non solo al territorio geografico, ma anche alla cultura, alle tradizioni, agli stili di vita, alle esperienze religiose come risposta alla necessità di tutela, di valorizzazione nella sua specifica peculiarità storica, culturale, ambientale, economica, spirituale. E per Parco Culturale Ecclesiale, di conseguenza, s’intende un sistema territoriale che promuove, recupera e valorizza, attraverso una strategia coordinata e integrata il patrimonio liturgico, storico, artistico, architettonico, museale, ricettivo, ludico di una o più Chiese particolari».



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PCE può offrire spazio all’infinita rete di Musei, Archivi e Biblioteche ecclesiastiche sparse sul territorio nazionale, per attivare esperienze di valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale ecclesiastico in chiave narrativa ed esperienziale.

Progetto inchiostro e colore della Arcidiocesi di Monreale.

È un patrimonio immateriale immenso quello che la Comunità cristiana ha ereditato. Tra questo patrimonio immateriale un posto primario occupa di sicuro la celebrazione sacramentale ma anche la pietà popolare con: tradizioni e feste secolari che chiedono di essere ascoltate e ben valorizzate per evitare il rischio che siano ridotte a folklore

Bisogna valorizzare le opere dell’arte e dell’architettura prodotte nei secoli su iniziativa ecclesiale nascono a partire dalla fede nell’Incarnazione del Verbo di Dio e sono frutto di tale fede.

Un Parco culturale ecclesiale sarà inevitabilmente un luogo dove la formazione35 ha un’importanza fondamentale e strategica, una formazione connessa con l’identità stessa del PCE e dunque ecclesiologica, estetico-teologica e pastorale, oltre che tecnica e gestionale.

Attraverso una formazione adeguata bisogna offrire agli operatori dei PCE la consapevolezza dei doni inestimabili della bellezza di un territorio e lacapacità di offerta e mobilitazione di questi doni. Alla bellezza infatti ci si educa. Perché il viaggio del pellegrino e del turista e persino del semplice curioso possa diventare un viaggio interiore, un incontro con il mistero dell’esistenza nel segno della fede, è necessario che vi siano persone capaci di aprire loro lo sguardo, di collegare il vedere col sentire religioso.

Si rende necessaria dunque una seria attività di formazione, promossa d’intesa con le strutture accademiche che operano nell’ambito dei beni culturali ecclesiastici e dell’arte sacra (Facoltà Teologiche e Istituti Superiori di Scienze Religiose, ma anche Scuole Teologiche di base), ma anche con le Università statali o libere, le Accademie di Belle Arti, le Scuole Superiori invitando a collaborare gli Insegnati di Religione con gli Inseganti di Storia e storia dell’arte. Non bisogna poi trascurare gli operatori a vario titolo del turismo religioso e della promozione del territorio. Da questa formazione possono sorgere figure professionali nuove e riconosciute per la promozione del turismo religioso e dell’industria culturale

Si tratta di un percorso impegnativo. Che costituisce una è una sfida a proseguire nella ricerca e nell’esplorazione dei territori, nella scoperta di buone prassi da narrare e trasferire, di contenuti che integrino e amplino il messaggio evangelico, per la costruzione di un nuovo umanesimo.

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Redazione 27 settembre 2021

Un cordiale saluto alle autorità e tutti i partecipanti ed in modo particolare ai relatori: DON GIONATAN DE MARCO, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della CEI, GIUSEPPE MATARAZZO, giornalista del quotidiano Avvenire,è stato rivolto da GIROLAMO CUSIMANO, presidente dell’Associazione Ricercatori Turismo - ARTÙ.


Un grazie particolare è andato a S. E. Mons. Antonino Raspanti vescovo delegato per il tempo libero, il Turismo e lo Sport e don Roberto Fucile, direttore dell’Ufficio regionale CESi per il Tempo libero, Turismo e Sport

Oggi il turismo religioso interessa particolarmente perché a livello globale, non stante una battuta d’arresto dovuta alla pandemia, i numeri descrivono un fenomeno in grande crescita, che è visto come opportunità di sviluppo locale particolarmente delle aree interne in grado di intercettare la domanda di viaggiatori spinti da motivazioni in qualche modo legate al senso religioso.

Si tratta di pellegrini o di turisti definiti dagli esperti “pluridimensionali”, alla ricerca di esperienze legate alla tradizione cattolica nella sua pluralità di forme o vagamente religiose, abbinate a pratiche spirituali solitarie o orientaleggianti, connesse con la frequentazione di beni artistico-architettonici a carattere religioso, ma anche di musei etnografici e archeologici o di trattorie che servono cibi tipici.

La Chiesa in un contesto culturale di perdita di identità. è chiamata ad accompagnare questi pellegrini o turisti con gesti di accoglienza e di dialogo, per dare spazio a momenti di amicizia e di festa facendo riscoprire le proprie radici.

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Nell’Accordo Accordo di collaborazione tra gli Assessorati dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, dell’Agricoltura, del Territorio e Ambiente e del Turismo della Regione Siciliana e le Arcidiocesi di Palermo, Agrigento, Monreale e l’Eparchia cattolico-bizantina di Piana degli Albanesi per la valorizzazione e fruizione dell’” Itinerarium Rosaliae”. è stato messo in evidenza che “la Chiesa, in una prospettiva pastorale, considera il turismo religioso una concreta possibilità di annuncio e trasmissione della fede; un’opportunità per l’uomo di ricerca di senso su sentieri privilegiati e riscoperti di spiritualità profonda; una riscoperta delle radici in un contesto culturale di perdita di identità; un’opportunità per attivare “itinera stuporis”, percorsi di vita buona, per introdurre le donne e gli uomini del terzo millennio all’arte vitale dello stupore ed alimentare la vita di desideri autentici di bellezza, di ricerca del bene comune, di solidarietà e di speranza; un laboratorio di creatività pastorale e di opportunità lavorativa soprattutto per i giovani, per renderli protagonisti del loro territorio e della loro storia; via per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Cristo Risorto, l’uomo perfetto e completo”.

Con in Accordo siglato nel 2018 tra la Regione Siciliana e la Conferenza Episcopale Siciliana, in un contesto più ampio di iniziative mirate per la promozione del turismo religioso, è stata prevista la creazione di un Atlante dei cammini religiosi in Sicilia. Si tratta di un segmento turistico importante, che intende favorire significativi flussi di pellegrini verso santuari da sempre meta di pellegrinaggi devozionali, non sempre conosciuti o valorizzati.

In questi ultimi anni le esperienze di alcune Diocesi , di comunità parrocchiali, di associazioni ecclesiali o turistiche, hanno dato vita a percorsi tematici in diverse parti dell’isola ispirati ai vari santuari mariani o alla memoria dei santi minori venerati nei comuni siciliani. Tra questi: i monaci basiliani san Silvestro da Troina, san Teoctisto di Caccamo e san Leoluca da Corleone, gli anacoreti San Corrado Confalonieri e il beato Guglielmo da Noto, i cappuccini San Felice da Nicosia e san Bernardo da Corleone, al quale si ispirò il Manzoni nel delineare la figura di Fra Cristoforo.

Le “Vie Sacre” sono dei cammini che presuppongono un tema sacro ed una pratica escursionistica e si presentano come occasione di crescita umana e spirituale che valorizza il territorio e le tradizioni delle comunità locali.



LE CHIESE DI SICILIA vogliono offrire nuove prospettive all’esperienza turistica in un periodo drammaticamente segnato da emergenze sanitarie e crisi economiche, per pensare al viaggio come ad un’occasione di cambiamento, soprattutto culturale e spirituale.

Oggi saranno presentati I Parchi culturali ecclesiali siciliani. In Sicilia già sono in 8 le diocesi che hanno aderito e che si stanno attivando a lavorare insieme per creare una Rete regionale con la speranza di coinvolgere anche molti giovani e dare loro un futuro di Bellezza e Speranza. Il progetto dei Parchi Culturali ha la pretesa di dare alle nuove generazioni uno strumento che permetta loro di far conoscere l'immenso patrimonio culturale che possiede la Chiesa e nello stesso tempo formarli ad essere "trasmettitori" di questa cultura a coloro che attraversano i nostri territori.

Il tema di riflessione che vi propongo "investire sulla formazione e sulla cultura per favorire la crescita dei territori" vuole essere un'ulteriore sottolineatura sul desiderio dei vescovi siciliani di favorire lo sviluppo dei territori puntando sulla Formazione spirituale e culturale delle nuove generazioni.

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Un Parco culturale ecclesiale sarà inevitabilmente un luogo dove la formazione35 ha un’importanza fondamentale e strategica, una formazione connessa con l’identità stessa del PCE e dunque ecclesiologica, estetico-teologica e pastorale, oltre che tecnica e gestionale.

Attraverso una formazione adeguata bisogna offrire agli operatori dei PCE la consapevolezza dei doni inestimabili della bellezza di un territorio e lacapacità di offerta e mobilitazione di questi doni. Alla bellezza infatti ci si educa. Perché il viaggio del pellegrino e del turista e persino del semplice curioso possa diventare un viaggio interiore, un incontro con il mistero dell’esistenza nel segno della fede, è necessario che vi siano persone capaci di aprire loro lo sguardo, di collegare il vedere col sentire religioso.

Si rende necessaria dunque una seria attività di formazione, promossa d’intesa con le strutture accademiche che operano nell’ambito dei beni culturali ecclesiastici e dell’arte sacra (Facoltà Teologiche e Istituti Superiori di Scienze Religiose, ma anche Scuole Teologiche di base), ma anche con le Università statali o libere, le Accademie di Belle Arti, le Scuole Superiori invitando a collaborare gli Insegnati di Religione con gli Inseganti di Storia e storia dell’arte. Non bisogna poi trascurare gli operatori a vario titolo del turismo religioso e della promozione del territorio. Da questa formazione possono sorgere figure professionali nuove e riconosciute per la promozione del turismo religioso e dell’industria culturale

Si tratta di un percorso impegnativo. Che costituisce una è una sfida a proseguire nella ricerca e nell’esplorazione dei territori, nella scoperta di buone prassi da narrare e trasferire, di contenuti che integrino e amplino il messaggio evangelico, per la costruzione di un nuovo umanesimo.

+Michele Pennisi arcivescovo di Monreale

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