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Agrigiani: agricoltori tradizionali, colti e innovatori

di Giacomo Glaviano 16 dicembre 2015

Quella di Casa Mulè è una storia straordinaria, da raccontare.
Lui agricoltore da sempre, nonni agricoltori, padre agricoltore, Lei Antonietta, Laurea in Giurisprudenza che hanno deciso di lavorare per la salvaguardia della tradizione e dell’identità del territorio delle Terre Sicane.



E’ presto per dire se siamo entrati in un profondo cambiamento nel rapporto tra giovani e mondo dell’agricoltura, con un “ritorno alla terra” fondato su motivazioni di carattere economico, professionale e culturale, ma è certo che i “nuovi contadini” non hanno più nulla a che vedere con quella “agricoltura dell’assurdo” stigmatizzata da Manlio Rossi Doria nell’immediato dopoguerra: un modello produttivo votato all’autoconsumo, in cui la sproporzione tra l’impegno lavorativo e i risultati concreti aveva l’effetto di rendere l’attività diseconomica e faticosa, al punto di indurre ad emigrare in cerca di condizioni di lavoro e vita più soddisfacenti.

Oggi, invece, l’agricoltura è fatta di idee, innovazione, creatività, cultura, professionalità ed è ancora una delle poche vere eccellenze che sono rimaste al nostro paese.

Con l’affermarsi dell’Agricoltura ecologica la figura dell’agricoltore si riappropria di molte delle competenze e dei saperi taciti e informali legati alle pratiche agricole del passato che vengono poi integrati con quel plus di competenze formali derivate da percorsi di studio e di formazione. Si origina così la figura dell’Agrigiano, il neologismo che individua una nuova figura professionale di agricoltore che è il più delle volte laureato (quasi mai in materie agronomiche) e che grazie al suo sistema di competenze introduce in azienda innovazioni sia rispetto ai metodi di coltivazione - biologico e biodinamico - che rispetto a tutte quelle funzioni pregiate - come la comunicazione, il marketing, il design, la formazione, ... - che supportano progetti imprenditoriali indirizzati ai nuovi mercati ed ai nuovi consumatori.

Quindi Casa Mulè di Menfi è uno di quei esperimenti che il territorio dovrebbe adottare giornalmente. Gaspare, produce il grano, lo molisce a pietra e con un lievito madre decennale, in un forno agricolo a legna, produce un pane unico al mondo, grazie ad un microclima, a dei grani e dei semi tipici del territorio in cui opera l’azienda, la moglie cura le pubbliche relazioni. L’amore e la passione per la propria terra ha fatto il resto, tanto che sono stati insigni anche del prestigioso riconoscimento “Custodi dell’Identità Territoriale” della LiberaUniversitàRuraledeiSaperi&deiSapori Onlus .


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